Uno dei creativi più ricchi
Il creativo non possiede un solo momento d’ingegno , ma vive di tale dono tutti i giorni della propria vita.
Com’è possibile che una persona di nome “Pedar”, in possesso di un conto in banca di soli 20.000 dollari, sia l’uomo più ricco del mondo, quando, Bill Gate, presidente della Microsoft, possiede oltre 46 bilioni di dollari?
Nessun errore. Fonti certe ci garantiscono che è proprio così. Mister Tività, responsabile dei servizi segreti Crea, ci svela il segreto. Per capire quest’enigma occorre guardare ben al di là dei confini dell’immaginazione.
Ma chi sarà mai questo misterioso personaggio e quante ricchezze possiede? Sono pochissimi a saperlo, ma costoro sono pronti a dichiarare che Pedar è assolutamente un ricco.
Non ho saputo resistere alla curiosità, così sono andato a casa di questa misteriosa persona: Borettini Pietro, nato a Viadana il 27 Agosto 1928 e ivi residente. Ecco svelato il nome dell’uomo più ricco del mondo.
Salgo le scale. Mi accoglie sorridendo. Entro in casa. Un attestato appeso ad un muro, rapisce immediatamente la mia attenzione. È la nomina ufficiale di Commendatore, firmato da Carlo Azelio Ciampi, Presidente della Repubblica Italiana e da Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio. Poco distante trovo appesi una poesia, dedicata a lui dallo scrittore Gilberto Boschesi, un quadro con dedica, dal titolo: “mi hai commosso, le memorie pesano” dell’artista William Tode e alcune antiche foto di famiglia.
Lo seguo, smanioso di scoprire la sua reale identità. Due passi e poi lui si blocca. Sembra titubante. Mi assale il dubbio che ci abbia ripensato. Poi cambia di mano il bastone che utilizza per camminare. Pietro Borettini è zoppo. Mi racconterà più tardi che lo è da, quando, all’età di soli 9 mesi, cadde giù dal letto rompendosi una gamba. Da quella caduta gli uscì il femore. I medici, credendo di fare cosa giusta, lo fasciarono, e così rimase zoppo per tutta la vita. Una vita, la sua, trascorsa lontana dai divertimenti dei suoi coetanei, dai campi di calcio e dalle scampagnate. M’invita a seguirlo. Entriamo nella sua stanza segreta. Il mio cuore batte a mille. Ho paura che si senta echeggiare anche dentro l’ambiente. Lì, in quella umile camera, Pedar, tiene nascoste le scritture che riportano l’elenco dei suoi beni patrimoniali. Mi guardo attorno: un vecchio cassettone, un armadio, un divanetto, una vecchia chitarra appesa al muro, un cavalletto e tanti quadri. La polvere vagheggia lenta nell’aria. Pietro Borettini apre il cassetto ed estrae una vecchia agenda. La sfoglia furtiva e Io con la coda dell’occhio, scorgo un’immensità di pagine scritte.
Penso: «alla faccia! Ma quante ricchezze possiede costui per riempire un’agenda». Lui la chiude e la ripone nel cassetto tirandone fuori un’altra, poi un’altra ancora: 2, 3, 5, 6, 8. Rimango senza respiro.
Trovata l’agenda che bramosamente cercava, si siede su un seggiolino di legno. Appoggia il bastone sul fianco e la apre. Non credo alle mie orecchie. Legge ciò che c’è scritto: una poesia. Rimango di nuovo allibito. Pietro Borettini gira la pagina e si mette a canticchiare, sottovoce, le strofe di un’ignota canzone. S’inumidisce l’indice con la lingua. Con esso inizia a sfogliare altre pagine, e poi esclama: «Ecco! L’ho trovata. Ieri, quando ho letto questo racconto, scritto molti anni fa, mi sono commosso. Non mi vergogno a dirti che dall’emozione sono scese due lacrime».
Due lacrime? A 78 anni?
«Ma di che si tratta?» gli chiedo
risponde in dialetto: «L’è an tòc ad’la me veta» (è un pezzo della mia vita).
Rimango in silenzio ad ascoltare. Il suo pensiero ritorna ai tempi tristi della sua adolescenza quando, completamente incapace di correre, perché zoppo, visse la dolorosa solitudine della esclusione, e come il passero solitario leopardiano, se ne stava in disparte ad assistere al divertimento altrui.
Interrompe il silenzio con un colpo di tosse e inizia a recitare la sua poesia.
L’Aquilone.
Con filo alla mano,
correvo maldestro,
lo volevo alzato,
ma ahimè,
a mè non è successo …….
Poi, Improvvisamente Pedar vede un foglio sparso sul cassettone. Lo guarda e sfuggendo alla tristezza di quel tempo interiore, afferra la scordata chitarra appesa al muro e inizia a cantare una canzone in dialetto. Bellissima!
Persino la polvere sembra felice e ondeggiare nell’aria al ritmo di quell’allegra filastrocca.
«Questa l’ho inventata oggi» mi dice.
All’età di 78 anni, Pedar è ammirato da giovani e anziani. Trasmette energia, come un raggiante ragazzo. Pietro vive economicamente una vita molto modesta. Occupa un piccolo appartamento delle case popolari, senza possedere né auto e garage. Eppure, è la persona più ricca del mondo.
«E dove sta il tuo patrimonio?» gli chiedo.
«Tutto qui!» mi risponde.
«La mia ricchezza materiale è la moglie e la figlia. Quella immateriale è il dono di palpitare di soddisfazione ogni volta che riesco a creare qualcosa di nuovo. Creare mi appaga così pienamente da farmi dimenticare che pure il mio corpo possiede uno stomaco».
«Ma che crei?» gli chiedo.
«Mi alzo presto al mattino. Prendo la mia auto a pedali (bicicletta) e giro le strade, quando la gente ancora sta per uscire di casa. Osservo. Lascio che il mio sguardo si posi su ogni cosa. Mi faccio stregare, sedurre, entusiasmare da qualsiasi istante. Poi, ritorno a casa di “corsa” a immortalare quell’irripetibile momento di vita in una canzone, poesia o dipinto.»
Scultore, Poeta, Pittore, Attore, Musicista e Cantante, il cuore di Pietro batte al ritmo di samba. Non ha bisogno di soldi per essere un nonno felice. Non ha bisogno di denaro per essere pubblicato nell’elenco delle persone più note. Non ha bisogno di ville e Ferrari perchè la gente veda quanto sia maledettamente ricco: ricco dentro.
Pietro ha ragione. È uno dei personaggi più famosi e adorati del luogo, ed è quanto gli basta. Ha tra le mani la più grande ricchezza del mondo: la stima e l’amicizia di tutti noi, la gente del suo piccolo paese, Viadana, in provincia di Mantova.
Alla mia domanda: «cosa rimpiangi di non aver avuto tra fortuna, amore e denaro?» lui risponde « rimpiango di non essere andato a scuola.»
L’unica ricchezza che veramente gli manca per sentirsi completo: l’istruzione scolastica.
Ad ogni modo, dalla sofferenza per la sua menomazione, Pedar, ha ricevuto la più grande di tutte le istruzioni: quello della vita.
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